Tramvia Togliatti: la fase partecipativa non è servita a nulla

Le osservazioni condivise dalle associazioni e comitati sulla mobilità sono state semplicemente snobbate dall'Amministrazione

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A qualche giorno dal possibile avvio dei lavori della tramvia Togliatti (adoperiamo uno scaramantico condizionale dopo la scadenza non rispettata dello scorso settembre), ci siamo chiesti a cosa sia servita la fase partecipativa avvenuta tra il 16 gennaio e il 25 febbraio 2023.

In quella sede noi, così come tante altre associazioni impegnate nel campo della mobilità romana, avevamo presentato diverse osservazioni, attenzionando il numero eccessivo di fermate previste da progetto (21 per 8 km di linea, in media una ogni 380 metri) e il tratto senza linea aerea sotto il viadotto dell’autostrada A24.

Nella nostra proposta, che potete leggere qui, si era avanzata l’ipotesi di ridurre le fermate intermedie a 12, eliminando le ridondanze legate a fermate piuttosto vicine:

  • Subaugusta-Santi Romano: 4 fermate | distanza media 275 m;
  • Casilina-Nelumbi: 5 fermate | 220 m;
  • Acacie-Prenestina: 3 fermate | 216 m;
  • Sacco e Vanzetti-Ponte Mammolo: 5 fermate | 260 m.

Così come era stato obiettato che l’assenza della linea aerea sotto la A24 avrebbe comportato degli extracosti dovuti ad un maggiore e ingiustificato utilizzo delle batterie di bordo dei tram.

Tutte queste obiezioni, pur condivise ed accolte sulla carta, sono state acriticamente rigettate dalla Commissaria Straordinaria e dall'Amministrazione che, durante l’ultima commissione tematica hanno sommariamente risposto sottolineando la necessità di offrire un servizio capillare alla città.

Una scelta che non va solo contro i desiderata delle associazioni del settore, ma anche contro il parere tecnico del MIT che aveva richiamato Roma Capitale a distanziare le fermate almeno 350 metri l’una dall’altra. La decisione di mantenere le fermate così ravvicinate, inoltre, danneggerà il tram stesso che risulterà più lento dell’attuale bus 451.

Ci chiediamo, dunque, a cosa sia servita la fase partecipativa al progetto se tutte le istanze presentate sono state rigettate.

Una riflessione che si estende per analogia anche alla tramvia TVA, dopo il tavolo pubblico che è servito sostanzialmente a dare un alibi all’amministrazione per fare un dietrofront sulla tratta Termini-Venezia, sempre più appesa al filo del rasoio.

In una città assetata di mobilità sostenibile sembra che il coinvolgimento dei cittadini sia funzionale solo per risultare sulla carta, salvo poi essere ignorato nei fatti, oppure per dare spazio alle minoranze rumorose che non vogliono i tram.

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