Ecco perché gli scioperi del trasporto pubblico locale sono
svolti di venerdì (o lunedì).
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Scioperano di venerdì (o di lunedì) pe' fasse er week-end lungo.
Questo è il mito che è entrato negli ultimi anni nella collettività dei
romani sulle agitazioni sindacali che colpiscono il trasporto pubblico locale.
In questo approfondimento smonteremo questa falsa credenza, dando ulteriori
informazioni su come funziona il lavoro dell’autoferrotramviere e la rigida
normativa degli scioperi del trasporto pubblico locale in Italia.
IL LAVORO SU TURNI
Come è ben noto e evidente, i servizi pubblici locali si
contraddistinguono per la continuità: al fine di realizzare questa copertura
h24/7, il lavoro degli autoferrotramvieri è organizzato su turni che variano di
azienda in azienda a seconda degli accordi sindacali di secondo livello
stipulati nel corso degli anni.
In Atac, per esempio, l’autista, il tramviere e il filoviere lavorano 6 giorni a settimana con riposo "a scalare": una settimana non si lavora di sabato, quella successiva di venerdì, poi giovedì e via discorrendo. Scalati tutti i giorni feriali, l’autoferrotramviere di Atac effettua tre domeniche consecutive di riposo, infine per le successive due settimane riposa sia il sabato che la domenica (parliamo dei cosiddetti “riposoni”, dove uno dei due giorni è di ferie obbligatorio), dopodiché il ciclo ricomincia col riposo singolo a scalare.
Per i macchinisti delle metro A e B, nonché della ferrovia
Termini-Centocelle, il riposo è a scalare semplicemente su 6 giorni, senza
domeniche consecutive o "riposoni" come concesso agli operatori di superficie.
Tutto ciò avviene fermo restando il monte ore di lavoro settimanale di 39 ore
e, quindi, con differenze sulla durata del turno giornaliero.
Analogo discorso si applica agli operatori di BIS/Tuscia,
che scalano il riposo settimanale, quindi effettuano cinque domeniche di riposo
(senza "riposoni") e ricominciano il ciclo.
Per Troiani, invece, il riposo a scalare prevede
l’effettuazione di un solo "riposone" domenica/lunedì, quindi il riposo per 4
domeniche consecutive, infine il ciclo ricomincia coi giorni feriali da sabato a martedì.
WEEK-END LUNGO: UN FALSO MITO
In questo contesto di estrema variabilità del giorno di
riposo, a cui si somma l’ulteriore variante di quando è programmato il turno di
lavoro – che può interessare per tutto o in parte le fasce di garanzia – risulta del tutto evidente che agganciare lo sciopero per fare il fine
settimana lungo può interessare una quota decisamente minoritaria di
autoferrotramvieri, che scende a zero per quelle categorie dove il riposo nel week-end non è neanche previsto.
L’esercizio del diritto allo sciopero avviene inoltre a
proprio danno, in quanto l’autoferrotramviere non percepisce la retribuzione
prevista per la giornata lavorativa, con ulteriori indotte sul lungo periodo:
tredicesima, quattordicesima, TFR e altre forme di retribuzione differita
vengono decurtate proporzionalmente ai giorni di astensione dal lavoro.
E ALLORA PERCHÉ SEMPRE DI VENERDÌ?
L’obiettivo dello sciopero è quello di creare il maggior
danno possibile, col fine di rivendicare le motivazioni per le quali è stato
proclamato. Per cercare di rivolgere questo danno all’azienda e non all’utenza,
storicamente si è privilegiato il venerdì in quanto si tratta della giornata
(assieme al lunedì) di minor utilizzo del trasporto pubblico. Venerdì e lunedì
sono infatti le giornate dove i lavoratori con il fine settimana libero
agganciano preferibilmente un giorno di ferie: una tendenza che si è ulteriormente
accentuata negli ultimi anni con la nuova consuetudine dello smart working.
A corollario, aggiungiamo che è falso anche il mito dei
ristori ad Atac da parte del Comune in caso di sciopero. In base all’art. 10
comma 9 dell’attuale contratto di servizio, la diminuzione dei servizi in caso
di scioperi prevede il riconoscimento solo del 50% del corrispettivo
chilometrico: considerando che il corrispettivo è inteso a copertura del 65%
dei costi, mentre il restante 35% deriva dalla bigliettazione (di cui il 40%
sono abbonamenti e il 60% biglietti di corsa singola), Atac può arrivare a perdere
in una giornata di sciopero ben piazzata anche oltre la metà dei propri incassi.
PERCHÉ NON FARE POCHI SCIOPERI PIÚ LUNGHI?
In Italia gli scioperi riguardanti il comparto del trasporto
pubblico locale sono regolamentati dalla Legge 146/1990 e ssmmii e dalla Regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili da garantire in occasione di sciopero approvata dalla Commissione di Garanzia, in accordo con le associazioni
datoriali ASSTRA, ANAV e AGENS e i sindacati FILT-CGIL, FIT-CISL Reti,
Uiltrasporti ed UGL-FNA.
A tal proposito l’art. 12 lett. A del Regolamento prevede
che:
Il primo sciopero per qualsiasi tipo di vertenza non potrà superare le quattro ore di servizio. Eventuali scioperi successivi relativi alla stessa vertenza non potranno superare la durata dell’intera giornata lavorativa.
Andare oltre la giornata lavorativa, pertanto, non è materialmente possibile, a meno di incappare nel reato di interruzione di pubblico servizio (art. 340 del Codice Penale).
L’intensificarsi negli ultimi tempi degli scioperi, al quale il Garante sta cercando di porre un argine mediante dei bonus economici, è da ricercarsi nelle rivendicazioni dei sindacati: rinnovo del CCNL scaduto a fine 2022, aumento delle buste paga, maggiore sicurezza per gli operatori del servizio, misure di conciliazione vita privata-lavoro.
Tutti obiettivi per i
quali i lavoratori del trasporto pubblico d'Italia chiedono legittimamente risposte da
parte della politica nazionale.
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