Un focus tecnico sulla nuova alimentazione e su come
potrebbe cambiare, in meglio, alcuni processi aziendali.
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Come ben noto nelle scorse settimane sono entrati in servizio i primi autobus elettrici finanziati con fondi del PNRR presso la rimessa di
Portonaccio. Lo step successivo sarà
entro giugno 2026, quando i mezzi diventeranno complessivamente 411 e saranno
affidati anche ai depositi di Tor Sapienza, Trastevere, Ragusa e Grottarossa: così facendo circa il
20% della flotta sarà a emissioni zero, con tutti i necessari adattamenti del
caso.
Qualcosa era stato anticipato dal direttore generale Zorzan,
che aveva spiegato come i bus elettrici occupino fisicamente un 20% in più di
spazio rispetto ai mezzi tradizionali, a causa principalmente della presenza
per ciascun mezzo della propria colonnina di ricarica.
In questo articolo vogliamo analizzare maggiormente nel
dettaglio come e quanto sarà impattata la filiera di produzione del servizio,
principalmente sotto il profilo dei turni-mezzi e dei turni-personale.
Riguardo i mezzi, infatti, non sarà più possibile effettuare i “pit stop” attraverso i quali Atac riusciva a far ripartire dai depositi anche un autobus che aveva già effettuato fino 18 ore di turno continuative: una breve sosta per la pulizia interna ed esterna, il rifornimento e le riparazione di eventuali piccoli guasti segnalati.
Rispetto a questo scenario, i bus elettrici saranno vincolati all’autonomia delle batterie e dovranno necessariamente sostare in deposito per i tempi necessari alla ricarica. Questo processo potrà evolvere con una gestione più accurata della flotta, nonché se verrà implementata la ricarica rapida ai principali capolinea mediante pantografo, per la quale i nuovi bus saranno già da ora predisposti. Se da una parte si perderà la possibilità di sfruttare di più gli autobus, dall’altra parte è possibile immaginare che la qualità della vita tecnica della flotta migliorerà, non più costretta ad effettuare turni decisamente lunghi e usuranti.
Anche l’assegnazione delle linee per deposito cambierà, molto probabilmente, in questa prima fase, inserendo i bus elettrici sulle linee più prossime e con il minor numero possibile di chilometri a vuoto. A lungo andare crediamo sia necessario un generale ripensamento dell'assegnazione linee-depositi nell'ottica di una generale diminuzione dei chilometri effettuati a vuoto dai mezzi all'inizio e alla fine del turno.
Un grande cambio di paradigma sarà determinato dall’attivazione della rimessa Tuscolana, vicina al quartiere San Giovanni e al centro storico, che consentirà di abbattere notevolmente i chilometri fuori servizio con importanti risparmi (economici e non solo) per l’azienda.
Sarà interessante conoscere anche come cambieranno anche i turni del personale, con un possibile incremento dei turni rimessa-rimessa (sempre in ragione dell’autonomia dei veicoli) che potrebbero migliorare la condizione generale di lavoro per gli autisti. Attualmente, infatti, i turni rimessa-piazza o viceversa (ovvero con presa di servizio in deposito e fine lavoro a capolinea o viceversa) costringono il personale a lunghe traversate della città. Chiaramente si tratta solamente di nostre ipotesi, tutte da vagliare.
Se a questo uniamo le nuove tramvie che Atac gestirà, è evidente che la svolta elettrica determinerà trasformazioni profonde, alcune delle quali possono mettere timore, ma che non necessariamente saranno negative, anzi.
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