L’informazione sconcertante emerge dall’analisi dei report
consegnati al Comune di Roma. Su 30 milioni di vetture km ne sono stati fatti poco
più di 21.
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Non ci volevano particolari prove per dimostrare che la gestione di Roma TPL fosse disastrosa, ma adesso arrivano i numeri del Comune a sostanziare quanto è stato pessimo l’anno trascorso.
Grazie ad un
accesso civico ai report mensili del gestore del servizio periferico, abbiamo potuto constatare che nel 2023 Roma TPL ha erogato
effettivamente 21,3 milioni di vetture chilometro, contro i circa 31
programmati da contratto di servizio.
In rosso il servizio reso in mln di vett-km, in rosa il rapporto tra servizio reso e programmato. |
Un numero che è stato ottenuto consuntivando i soli
chilometri effettivamente erogati alla città e che, dunque, non tiene conto
delle corse perse per cause esogene alla gestione (manifestazioni, deviazioni
per lavori stradali ecc..), ma che vengono (giustamente) compensate a livello
contrattuale.
Confrontando i dati a disposizione è evidente
come ci sia stato una ulteriore caduta libera dai 24 milioni di km circa degli scorsi anni,
comunque sempre ben al di sotto degli standard contrattuali (eccetto per il
2020 quando, causa covid, il programma di esercizio fu ridotto di un quarto).
La sensazione è che il gestore uscente, consapevole dell’imminente
subentro delle nuove aziende, abbia “lasciato andare” il servizio con
inevitabili ripercussioni sulla quantità e sulla qualità dello stesso.
C’è di certo che, per fortuna, d’ora in avanti il servizio potrà solamente migliorare non solo sotto il profilo quantitativo, ma anche qualitativo, grazie al nuovo affidamento a Troiani/SAP e BIS/Tuscia che stanno progressivamente prendendo in carico le linee con autobus di nuova generazione. Sul nuovo affidamento l’attenzione resta comunque alta affinché gli operatori non violino le condizioni del contratto di servizio e gli standard conquistati restino elevati.
UN'OPINIONE A LATERE
Se da una parte il consorzio
privato Roma TPL ha, alla conclusione del contratto nel 2018, annullato
qualsiasi forma di investimento sulla flotta (anche a ragione, non essendoci
più obbligo in tal senso), dall’altra parte l’Atac pubblica e il Comune di Roma col contratto
scaduto nel 2019 hanno continuato ad investire nel rinnovo degli autobus. Tutto questo senza contare le ben differenti
condizioni di lavoro per il personale operativo.
Il risultato finale è stato che da una parte Roma TPL ha la
flotta a pezzi, dall’altra Atac ha introdotto dal 2019 ad oggi oltre 1.000 bus
nuovi.
Questo con buona pace di chi tifa per la gestione privata dei pubblici servizi.
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