Roma e quella inspiegabile allergia ai bus a 4 porte

Mentre nelle altre città italiane ed europee i serpentoni sono a 4 porte, a Roma i bus 18 metri hanno solo 3 porte.

Roma e quella inspiegabile allergia ai bus a 4 porte

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Dopo le forniture risalenti alla fine degli anni ’90, che videro l’arrivo dei primi 240 “serpentoni” a 4 porte, le specifiche tecniche richieste a Roma per i bus snodati da 18 metri sono cambiate: in tutte le forniture successive, a partire dai filobus risalenti ai primi anni duemila, il numero di porte è stato ridotto a 3.

Una scelta che è stata applicata prima con i 131 mezzi consegnati nel 2013, poi con le due tranches da 20 mezzi l’una del 2016 e del 2021, e continua ad essere perpetrata anche sulle consegne dei 110 nuovi bus Solaris di queste settimane. L’unica eccezione ha riguardato i filobus snodati acquistati da Roma Metropolitane per il sistema di “Corridoi della Mobilità” del quadrante EUR/Laurentino, che contano 4 porte e attualmente sono impiegati sulle linee 60, 74 e 90.

Di contro città italiane come Milano, Genova, Bologna, ma anche estere (es. Parigi), hanno mantenuto lo standard di acquistare bus snodati con 4 porte per agevolare il carico e lo scarico dei passeggeri.

Uno studio finanziato dall’Unione Europea e pubblicato nel 2012 da COST – European Cooperation in Science and Technology – riguardante i “bus con elevati livelli di servizio” (BHLS, Buses with High Level of Service) evidenzia come il numero delle porte, oltre alla larghezza delle stesse, è uno dei fattori che influenza fortemente le soste alle fermate, allungando o accorciando i tempi necessari per la salita/discesa dei passeggeri.

La tabella 11 del report mostra proprio la variazione dei tempi di salita (boarding) e di discesa, sia anteriore che posteriore, dai veicoli analizzati (front/rear alighting), espressi tutti in secondi per passeggero.

Ipotizzando un numero di 10 passeggeri in discesa (dalle porte posteriori) ed altrettanti in salita, si può fare un confronto tra i tempi di sosta previsti nei diversi casi:

  • bus a 3 porte: 7 secondi per la discesa posteriore più 9 per la salita. Totale: 16 secondi;
  • bus a 4 porte: 5 secondi per la discesa posteriore più 7 per la salita. Totale: 12 secondi, per un risparmio di tempo del 25%.

Come evidenziato dallo studio, e com’è intuibile anche dalla realtà di tutti i giorni, un mezzo con più porte garantisce dei tempi di sosta più brevi, grazie alla maggiore rapidità che hanno i passeggeri nel salire/scendere dalla vettura.

Tale risparmio di tempo va moltiplicato per il numero di fermate delle tratte a maggior frequentazione su cui tali veicoli vengono impiegati: un minore tempo di sosta alle fermate si traduce in maggiori velocità commerciali e dunque minori tempi di percorrenza. Un servizio, dunque, di migliore qualità per l’utenza e più efficiente per l’azienda, che può intensificare l’offerta a parità di autobus impiegati in linea.

Resta inspiegabile, perciò, la scelta di Roma Capitale e di Atac di richiedere nei capitolati speciali d’appalto la fornitura di bus snodati da 18 metri a 3 porte anziché 4. Decisioni che influiranno, come nel caso dei recentissimi Solaris, sulle performance delle linee a maggiore frequentazione da qui ai prossimi 10 anni.

Al di là del numero di porte, sulle quali ormai è tardi per intervenire, il miglioramento della rete bus di superficie può essere attuato solamente con l’estensione della rete di corsie preferenziali in città, ormai fermo a 135 km da più di 10 anni al netto delle timide inaugurazioni sotto il mandato del precedente sindaco e dell’estate scorsa su via Portuense.


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1 Commenti

Anonimo ha detto…
Tutto quello che regola e viene usato in altre parti del mondo, persino in Italia, a ROMa cessa di esistere. Viviamo in un delirio che non ha eguali, almeno secondo gli standard del mondo occidentale.