Mentre le opere di mobilità pubblica stentano a vedere luce, il sottopasso di piazza Pia viaggia sostenuto verso l'apertura, nonostante i ritrovamenti archeologici recentemente avvenuti.
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Per tale scopo l'abitazione romana e gli altri reperti trovati saranno smontati in tempo record e ricollocati presso le aree espositive di Castel S. Angelo.
Questo è un precedente importantissimo per la realizzazione delle infrastrutture nella città di Roma dove da sempre esiste un evidente doppiopesismo tra opere la mobilità pubblica e le infrastrutture stradali. Se per metropolitane, tram e ferrovie i progetti devono adattarsi al contesto che è considerato - certamente a ragione - immutevole e intoccabile pena la sospensione 'a divinis' dei lavori per nuove strade e parcheggi (accadde anche per l'altro Giubileo del Duemila, con il parcheggio del Gianicolo) ci si accorda e industria in fretta e furia per far sì che le opere possano rapidamente essere realizzate.
Stante l'abonorme aumento post-pandemico degli spostamenti in auto e il crollo degli spostamenti con il mezzo pubblico, se la capitale italiana non vuole restare incatenata agli anni Ottanta del secolo scorso - con buona pace delle classifiche sulla qualità della vita e soprattutto con la realtà quotidiana che i suoi cittadini si trovano ad affrontare - bisognerà che anche per le infrastrutture di mobilità si adotti lo stesso grano salis.
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Una sollecitazione, quella di coordinare i vari attori come avvenuto per piazza Pia anche nelle opere di mobilità, che purtroppo sappiamo benissimo non troverà riscontro negli interlocutori interessati.
É di esempio la Soprintendente Speciale di Roma Daniela Porro: oggi la Soprintendente ha dato il suo benestare allo smontaggio celere e massivo delle strutture archeologiche di piazza Pia, avendo imposto, solo qualche mese fa, un pesante vincolo su via Nazionale che avrebbe potuto far saltare qualsiasi ipotesi della tramvia TVA.
Fortunatamente il tram è in avanzatissimo stato attuativo e si riuscirà a realizzare, con tutti i se e i però del caso.
Questo è solo uno dei tanti esempi possibili di una mobilità che a Roma - e nel nostro Paese - viaggia a due velocità: a passo spedito per le infrastrutture stradali, insopportabilmente lento per i tram, le metropolitane e il trasporto collettivo.
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