Il sistema Metrebus – ideato ad inizio anni ’90 – ha accumulato nei decenni diverse storture e disparità, diventando per alcuni aspetti obsoleto
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Gli anni ’90, come noto, hanno segnato un cambiamento epocale per la rete del trasporto pubblico di Roma e del Lazio: nel 1995 entrò in vigore il sistema integrato Metrebus che consentì di superare la frammentazione tariffaria, unendo sotto un unico biglietto i diversi vettori del trasporto pubblico.
Da allora lo schema adottato è rimasto pressoché invariato, al netto di qualche lieve modifica riguardante l’equilibrio della ripartizione degli introiti tra i gestori, con il più recente trasferimento delle ferrovie Roma-Lido e Roma-Civita Castellana-Viterbo da Atac a Cotral in vigore dal 1° luglio 2022.
Tale ripartizione degli incassi, tuttavia, da anni fa parlare di sé a causa dello squilibrio economico denunciato reciprocamente tra gli operatori di trasporto (Atac, Cotral e Trenitalia) e dal ruolo predominante di Atac quale “gestore del sistema”, che dovrebbe passare ad un ente terzo come l’agenzia regionale per la mobilità (Aremol, soppressa tuttavia nel 2016).
A infuocare ulteriormente il dibattito è anche il possibile aumento del costo dei titoli di viaggio e la futura introduzione dei nuovi gestori nelle unità di rete regionali all’interno del cosiddetto Metrebus Plus. Al di là della ripartizione degli incassi, di rilievo solo per le aziende che gestiscono i servizi, è necessario sottolineare che il Metrebus è ormai diventato obsoleto sotto molti punti di vista.
LE CONTRADDIZIONI DEL METREBUS DI OGGI
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