Nel deposito di Tor Pagnotta 45 mezzi fermi da 18 mesi: dovevano operare sulla rotta Laurentina-Tor Pagnotta ma sono senza manutenzione
Eccoli, i 45 filobus pagati 20 milioni ma fermi perché, tra le altre cause, è scaduto il contratto per la loro manutenzione.
Quello laggiù, vettura 8635, è certamente un vetro rotto: hanno cercato di sostenerlo incorniciandolo con dello scotch, sembra, ma poi ha ceduto ancora. Invece, queste tracce nere vicino ai maniglioni sembrano escrementi di topo, gli operai ci metterebbero una mano sul fuoco: «Eccome se entrano, i topi…».
Di fianco, nell’altro filobus, ci sono pure le ragnatele, cucite vicino alle porte d’ingresso centrali, segno evidente che sono chiuse da un bel po’ di tempo.
E poi, qua e là , tante altre spie del tempo che passa. Le ruote sgonfie, afflosciate sull’asfalto, e la carrozzeria rovinata, annerita.
«Ma quella non è solo sporcizia - indicano i tecnici -, quello è olio fuoriuscito dai motori ausiliari: ci vorranno molti soldi per rimetterli in movimento, perché vanno cambiate le gomme, le batterie e pure i motori usurati sulle strade senza elettricità …». Ecco dunque come sono diventati i filobus, dopo che da più di un anno sono chiusi nel deposito di Tor Pagnotta. E la notizia, di poche settimane fa, che Atac dovrà ancora pagare per tenerli fermi - appaltandone la manutenzione affinché possano tornare in strada - aggiunge incertezza allo scandalo, dato che il termine per le offerte scade a fine novembre e dunque è improbabile che ci saranno novità prima di marzo 2022.
Il corridoio per i filobus è un progetto che risale addirittura all’era Veltroni. Oggi è completata la tratta Laurentina-Tor Pagnotta, mentre del collegamento Eur-Tor De Cenci, dopo che la Regione ha dato parere negativo, non si parla quasi più. Eppure i filobus della Bredamenarini - finiti al centro dell’inchiesta per tangenti sfociata nella condanna dell’ex ad di Eur spa Riccardo Mancini, molto legato all’allora sindaco Gianni Alemanno - sbarcano a Roma già nel 2016, fiammanti e promettenti, o almeno così si credeva.
Perché, come scrive ora Atac, «a marzo 2017 il corridoio era ancora in realizzazione, quindi l’intera fornitura di filobus è stata prodotta con notevole anticipo rispetto all’infrastruttura». Così, per evitare «il rischio di prematuro deterioramento», i mezzi vengono destinati a rotazione sulle linee 90 e 60 (Nomentana) e poi sulla 74, nata nel 2019 con l’inaugurazione del corridoio Laurentino: per l’ex sindaca Virginia Raggi una «piccola rivoluzione».
Poi però, in piena pandemia - il motivo per cui sulla tratta sono tornati a circolare i vecchi bus a metano e diesel - arriva la doccia fredda: Industria Italiana Autobus comunica, dal 12 aprile 2020, la «cessazione definitiva del servizio di manutenzione full service»: perciò, da maggio dell’anno scorso, i mezzi sono fermi. Insomma, il paradosso: ora che è pronto il corridoio non lo sono più i suoi filobus.
Il Comune investe del caso Atac che però - ricordando con preoccupazione anche il caso del filobus che a gennaio 2020 si è spezzato in due sulla Nomentana - risponde di non disporre di sufficienti mezzi e risorse e così bandisce la nuova gara per la manutenzione: 16 milioni per cinque anni.
Ecco allora che i trasporti diventano l’altra emergenza, assieme ai rifiuti, del sindaco Roberto Gualtieri: bus con le ragnatele e sprechi mentre là fuori, in strada, la metro arranca affollata e divampano gli incendi.
da Corriere della Sera - Guarda le foto
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