Si è raffreddata un po' l'atmosfera attorno alla scala mobile maledetta della stazione metro romana di piazza della Repubblica che ha causato il ferimento di 24 persone, cerchiamo di fare un pò di chiarezza
Adesso che sulla vicenda è tornata un po' di calma e giudici ed inquirenti sono a lavoro per accertare le responsabilità, noi proviamo ad analizzare alcuni dati.
Il primo dato è la legislazione, ossia quali sono le norme di sicurezza che un impianto come quello in questione deve rispettare. Dopo una breve ricerca su google abbiamo trovato
- il decreto ministeriale del 18/09/1974 che rappresenta le regole base per tutti gli impianti aperti al pubblico in Italia e che è stato ritoccato negli anni da leggi e leggine varie
- la normativa europea UNI EN 115 che stabilisce a livello europeo quali debbano essere gli standard degli impianti meccanici come le scale mobili
- la direttiva sulle macchine 98/37/CE.
La normativa europea prevede regole di costruzione di nuovi impianti molto severe (EN 115-1) nonchè regole di adeguamento degli impianti esistenti (EN 115-2).
In Italia quest'ultime non sono state ancora "armonizzate", non sono cioè mai entrate in vigore. Ragionando sul fatto che la scala mobile incriminata è lì dal 1980 (anno di apertura della metro A) e che la prima legge risale al 1974, ci siamo concentrati nella lettura di quest'ultima soffermandoci a riflettere su alcuni punti che difficilmente da allora possono essere stati abrogati o modificati.
Il primo punto è la lunghezza: la scala mobile, per chi è stato nella stazione prima del disastro, scende nel sottosuolo per più di dodici metri, non rispettando la norma 3.1.2. L'eccezione che rende 'legale' questa scala prevede che l'impianto sia permanentemente presenziato durante l'esercizio.
Questo impone la presenza di qualcuno che alle prime urla dei passeggeri (in questo caso abbastanza allegrotti visto che si trattava di tifosi che andavano a vedere una partita, come raccontano molti testimoni) avrebbe dovuto tenere gli occhi incollati ai monitor di sorveglianza e bloccare immediatamente l'impianto al momento dell'anomalia (i video che circolano mostrano solo 20 secondi di quegli attimi di terrore).
Sappiamo bene, date le numerose segnalazioni sui social, nonchè gli articoli giornalistici in merito, che raramente gli addetti atac sono in postazione a guardare i "noiosi monitor" e spesso li troviamo a giocare con i telefoni. Una delle cose che i legali dovranno accertare sarà dunque la responsabilità degli addetti di stazione che potrebbero non essere stati presenti davanti ai monitor di sorveglianza pronti a premere in tempo il bottone di arresto durante le fasi del disastro.
Andando avanti con la nostra amena lettura delle norme troviamo che la legge impone un limite di velocità degli impianti, pertanto tale scala doveva avere dei sensori che misurassero la velocità in ogni momento ed un meccanismo di arresto automatico nel caso di superamento del 40% dei limiti di velocità imposti per legge. I freni avrebbero dovuto fermare la scala entro il limite massimo di 1 metro.
Chi indaga dovrà quindi verificare se i dispositivi di misurazione della velocità dell'impianto fossero funzionanti e se l'impianto di arresto automatico fosse funzionante. In questo caso le responsabilità sarebbero della società di manutenzione e eventualmente di atac qualora fosse appurata qualche connivenza (=impianto in funzione malgrado fosse nota qualche carenza di manutenzione)
Arriviamo poi al punto clou della questione: i tifosi che si accalcano sulla scala e ballano provocando il cedimento, tesi che la nostra sindaca ha voluto fin da subito sposare per scaricare atac, comune e società di manutenzione da ogni colpa. Affermare una cosa simile significa dire che il peso retto da scala e impianto di arresto sia stato inferiore a quello stabilito dalla legge che parla di peso nominale di 75kg per persona, di 150 kg per gradino.
Guardando il video si vede chiaramente che siamo lontani dalle 2 persone per gradino (su tutti i gradini) e dai 150 kg su ogni gradino: se teniamo conto poi, nelle fasi finali del disastro, che la scala mobile era per metà vuota, anche saltellando (cosa che peraltro non si vede nei video diffusi dai giornali) non si sarebbe potuto produrre mai un peso che superasse quello "nominale", figuriamoci quello massimo (il saltello di una persona può produrre 15-20 kg in più).
Concludiamo l'analisi con "i registri di manutenzione" che, in duplice copia, devono essere custoditi uno presso l'impianto e uno presso gli uffici dell'autorità di vigilanza. Sebbene atac abbia sostenuto sin da subito di essere in regola con la manutenzione, sebbene la ditta di manutenzione si sia aggiudicata l'appalto con una gara al ribasso di quasi il 50%, sebbene fosse necessaria fin dal 2015 una manutenzione straordinaria da sempre rimandata, parte della verità potrebbe emergere già dalla documentazione relativa alla manutenzione.
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