La denuncia dell'Osservatorio Regionale sui Trasporti assieme a Comitato Pendolari Ferrovia Roma Nord, Assoutenti, Comitato per la riapertura della Ferrovia Civitavecchia-Orte e Legambiente Lazio
Sulla situazione del trasporto ferroviario nel Viterbese si stanno aprendo scenari sempre più preoccupanti.
Primo fra tutti, sembra in corso un vero e proprio attacco alla tratta extraurbana della ferrovia Roma – Civita Castellana – Viterbo, la linea di proprietà regionale il cui servizio è gestito dall’Atac, l’azienda di trasporto comunale di Roma, sulla quale sono stati “temporaneamente” soppressi da Ferragosto e fino a nuovo avviso 4 treni e stessa sorte stanno subendo numerose corse integrative di autobus.
A questo si aggiungono la soppressione di una coppia di treni al sabato sulla già troppo poco servita linea Fs Orte – Viterbo, indispensabile ad un folto gruppo di studenti per raggiungere la scuola col mezzo pubblico, ed il fatto che, nonostante tutti gli auspici e nonostante sia stata inserita nella legge quadro delle ferrovie turistiche, la riattivazione della tratta Civitavecchia – Capranica Sutri – Orte della Ferrovia dei Due Mari non sembra vedere passi concreti.
Se sono poco servite anche le località della provincia sulla Tirrenica, ancor più sconcertante è che, in questo quadro, qualche amante dell’auto ad ogni costo torni a sussurrare la proposta di chiudere la linea statale fra le due stazioni di Viterbo.
Il pieno utilizzo di queste infrastrutture consentirebbe invece la formazione nel nord della regione di un vero effetto rete, che eventualmente con l’interramento della linea tra le due stazioni Fs oltreché con il ripristino della bretella tra Porta Fiorentina e la stazione Nord, consentirebbe l’attivazione del percorso anulare Circumcimina, il quale, con la realizzazione della fermata sotto l’Ospedale Belcolle darebbe la possibilità a circa 150.000 persone gravitanti nell’area (secondo i dati del piano dei trasporti dell’Università della Sapienza approvato all’unanimità dalla Provincia) di raggiungere il più grande ospedale della provincia lasciando l’auto a casa.
Effetto rete che si moltiplicherebbe in area romana con gli interscambi della ex Roma Nord con l’anello ferroviario a Tor di Quinto e, grazie alla costruzione della sempre rimandata fermata a Valle Giulia, con i tram urbani.
Si completerebbe cioè quella rete a maglie che è riconosciuta universalmente come garanzia di uno sviluppo territoriale equilibrato: una rete che tra l’altro attraversa aree di grande valore ambientale, culturale e turistico, come (per citare solo alcune delle molte emergenze assolute) Villa Lante di Bagnaia, i borghi Bandiere Arancioni di Bomarzo, Caprarola, Sutri e Vitorchiano, la città e la necropoli di Tarquinia, i monti Cimini e della Tolfa.
Invece, sorge il sospetto che queste misure vadano nella direzione opposta di assecondare, rendendo difficoltosi ed antieconomici gli spostamenti, quello sconcertante paradigma economico-urbanistico che è stato definito “modello Hong-Kong” il quale vede favorevolmente un ulteriore inurbamento in maniera noncurante della qualità della vita, della congestione urbana, dell’inquinamento ambientale.
Le organizzazioni scriventi chiedono dunque alla Regione Lazio, che ancora nello scorso novembre aveva garantito all’Osservatorio Regionale sui Trasporti la volontà di mantenimento integrale della ex Roma Nord, di riprendere con forza il controllo e la difesa della linea, evitando il ripetersi di “errori” già visti come per la stessa Capranica – Orte o per la ex Roma – Fiuggi, aggravati dalla pessima e dispendiosa progettazione della metro C che ha vanificato i miliardi di lire (e gli anni di chiusura) all’epoca appena spesi per l’ammodernamento della Torrenova – Pantano e, in quest’ottica, garantendo che gli auspicati potenziamenti del servizio suburbano siano vantaggiosi anche per quello extraurbano e compatibili con un esercizio lineare di questo.
Ritengono necessaria inoltre la predisposizione di una conferenza cui partecipino tutti gli stakeholder (accanto ai cittadini ed alle associazioni locali, Regione, Comuni della zona e di Roma, Rfi, Atac, ecc.) per una seria programmazione della mobilità e dello sviluppo del territorio viterbese e del centro Italia, nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica che riduca anche il traffico su Roma.
Cittadini ed associazioni sono tutti chiamati a vigilare affinché gli errori trasportistici del passato non si ripetano per disinteresse o sottovalutazione, né se ne creino di nuovi in base a calcoli economicistici di corto respiro o errate scelte urbanistiche, contrastando in ogni sede la possibilità di nuovi tagli.
(Il Faro online)
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