17-10-2006 L’ultimo metrò di Alessandra



17-10-2006 / 17-10-2022 Sono passati 16 anni dal peggiore incidente nella Metro mai accaduto a Roma dove perse la vita Alessandra Lisi - un piccolo ricordo...


«Aveva paura del motorino, pensava che i mezzi pubblici fossero più sicuri... »: parlano fra le lacrime le amiche di Alessandra Lisi, la trentenne di Pontecorvo, paese in provincia di Frosinone, morta ieri mattina nell’incidente a piazza Vittorio. La ragazza viveva da qualche anno a Roma, quartiere Tuscolano. Ogni giorno attraversava mezza città. Prendeva la metro per andare al lavoro in Prati, nella sede italiana del Centro internazionale di ricerca sui difetti congeniti dei neonati. E al suo computer passava intere giornate.

Aveva un contratto da ricercatrice. «Era una scienziata vera, molto religiosa, avrebbe sicuramente conseguito successi, anzi qualcuno lo aveva già raggiunto», racconta commosso Giacomo Patrizi, matematico della Sapienza e relatore della tesi della ragazza, laureata in statistica con il massimo dei voti sei anni fa. «Era la nostra colonna — aggiunge Pierpaolo Mastroiacovo, direttore del Centro —, i suoi lavori erano riconosciuti all’estero e per migliorare ancora aveva frequentato corsi di inglese e di epidemiologia ». E poi: «Sceglieva sempre la prima carrozza, perché cercava tranquillità».

Per continuare a studiare anche sulla metro. «La sua voglia di conoscere non si esauriva mai». Fino allo schianto di ieri. «Amava i numeri,ma aveva deciso di lavorare su cose concrete. Diceva sempre "farò qualcosa di utile". Voleva aiutare i bambini, ripeteva che un giorno ne avrebbe avuti uno o due anche lei. Per questo aveva scelto di dedicarsi ai neonati», racconta una compagna di studi. Amiche e amici si sono radunati nel pomeriggio davanti all’obitorio, al Verano, dove era stato portato il corpo di Alessandra e dove si è recato anche il premier Romano Prodi. I genitori sono rimasti a casa, in Ciociaria.

Il padre Antonio, caposquadra alla Fiat di Piedimonte, e la madre Angelamaria, casalinga, hanno saputo della morte della figlia dalla troupe di una tv. Lui è scoppiato a piangere, lei è crollata a terra stringendo al petto un crocifisso. Luca, 35 anni, fratello maggiore di Alessandra e ingegnere all’Alitalia, in serata ha raggiunto la capitale. Il triste rituale del riconoscimento era già stato effettuato da una cugina. «Alessandra era attaccatissima alla famiglia — dice lo zio Augusto Lisi —. Tutti i martedì tornava a casa, la sera partecipava a un gruppo di preghiera con i Padri passionisti. Siamo sconvolti. Era davvero brava, bella e intelligente».

Ieri sera le preghiere, fra dolore e incredulità, sono state per lei. Invano l’avevano attesa in mattinata i colleghi: «Quando non l’abbiamo vista arrivare ci siamo preoccupati. L’abbiamo chiamata, ma il cellulare era staccato. Volevamo telefonare agli ospedali, ma da un sito Internet abbiamo saputo». «Mi mancherà, mi mancherà—sospira Elena, compagna di liceo —. La scorsa estate non eravamo riuscite a fare le vacanze insieme, ma ci eravamo già messe d’accordo per l’anno prossimo: saremmo dovute andare in Perù. Era un nostro vecchio sogno. Mi mancherà, la mia amica Alessandra...».


Si chiamava Alessandra Lisi, aveva 30 anni, ed era originaria di Pontecorvo, un paese in provincia di Frosinone, la donna morta a seguito dell'incidente tra due treni della metropolitana a Roma. La vittima era laureata in scienze statistiche e lavorava a Roma come ricercatrice. A dare la notizia alla madre è stata una troupe di una televisione locale. Il padre di Alessandra è capo reparto in pensione dello stabilimento Fiat di Cassino e la madre casalinga. Alessandra aveva anche un fratello di 35 anni residente ad Aquino.

"Era una bravissima ragazza - commenta Silvi, vicina di casa della vittima - normalissima come tante sue coetanee, brava a scuola e nella vita. Non si vedeva spesso in paese, immagino perché si era trasferita a Roma per fare la ricercatrice presso l'università La Sapienza".


Il 17 ottobre del 2006, alle 9,37, nella stazione della Metro A di piazza Vittorio a Roma due treni si scontrarono, vi furono un morto e 150 feriti. A perdere la vita una ricercatrice del frusinate, Alessandra Lisi (30 anni). Pochi giorni dopo un giornale, il freepress Metro, avvia una campagna per cambiare il nome alla fermata della metropolitana e intestarla con il nome della ragazza. Rispondono in tanti, ma dopo 6 anni resta una targa in plexiglass sporca e un “altarino” improvvisato lasciato nel completo degrado con una foto di Alessandra. Alcuni lettori ci hanno scritto e inviato queste immagini a testimonianza



Posta un commento

0 Commenti